In this section it is possible to explore Inferno, Canto V according to the relations included in our ontology. Through the horizontal widget it is possible to visualize the comments of the four main modern experts of Dante works: Anna Maria Chiavacci Leonardi, Giorgio Inglese, Emilio Pasquini and Antonio Quaglio, Natalino Sapegno. In the vertical widget, you can identify the characters and places mentioned in the Canto and the literary references from other works related to it.
1 Così discesi del cerchio primaio
2 giù nel secondo, che men loco cinghia
3 e tanto più dolor che punge a guaio.
4 Stavvi Minòs orribilment’e ringhia:
5 essamina le colpe nell’entrata,
6 giudica e manda secondo ch’avvinghia.
7 Dico che, quando l’anima mal nata
8 li vien dinanzi, tutta si confessa;
9 e quel conoscitor delle peccata
10 vede qual luogo d’inferno è da essa:
11 cignesi con la coda tante volte
12 quantunque gradi vuol che giù sia messa.
13 Sempre dinanzi a lui ne stanno molte;
14 vanno a vicenda ciascuna al giudizio:
15 dicono e odono, e poi son giù volte.
16 «O tu che vieni al doloroso ospizio,-
17 disse Minòs a me quando mi vide,
18 lasciando l’atto di cotanto offizio,-
19 guarda com’entri e di cui tu ti fide:
20 non t’inganni l’ampiezza de l’entrare!».
21 E ’l duca mio a lui: «Perché pur gride?
22 Non impedir lo suo fatale andare:
23 vuolsi così colà dove si puote
24 ciò che si vuole, e più non dimandare».
25 Or incomincian le dolenti note
26 a farmisi sentire: or son venuto
27 là dove molto pianto mi percuote.
28 Io venni in loco d’ogni luce muto,
29 che mugghia come fa mar per tempesta
30 se da contrari venti è combattuto.
31 La bufera infernal, che mai non resta,
32 mena li spirti con la sua rapina:
33 voltando e percotendo li molesta.
34 Quando giungon davanti ala ruina,
35 quivi le strida, il compianto, il lamento:
36 bestemmian quivi la virtù divina.
37 Intesi ch’a così fatto tormento
38 ènno dannati i peccator carnali,
39 che la ragion sommettono al talento.
40 E come li stornei ne portan l’ali
41 nel freddo tempo, a schiera larga e piena,
42 così quel fiato li spiriti mali
43 di qua, di là, di giù, di sù li mena;
44 nulla speranza li conforta mai,
45 non che di posa, ma di minor pena.
46 E, come i gru van cantando lor lai,
47 faccendo in aere di sé lunga riga,
48 così vid’i’ venir, traendo guai,
49 ombre portate da la detta briga;
50 per ch’i’ dissi: «Maestro, chi son quelle
51 genti che l’aura nera sì gastiga?»
52 «La prima di color di cui novelle
53 tu vuo’ saper», mi disse quelli allotta,
54 «fu imperadrice di molte favelle.
55 vizio di lussuria fu sì rotta
56 che libito fé licito in sua legge,
57 per tòrre il biasmo in ch’era condotta.
58 Ell’è Semiramìs, di cui si legge
59 che succedette a Nino e fu sua sposa
60 tenne la terra che ’l Soldan corregge.
61 L’altra è colei che s’ancise amorosa
62 e ruppe fede al cener di Sicheo;
63 poi è Cleopatràs lussuriosa.
64 Elèna vedi, per cui tanto reo
65 tempo si volse; e vedi il grande Achille,
66 che con amore al fine combatteo.
67 Vedi Parìs, Tristano…». E più di mille
68 ombre mostrommi, e nominommi, a dito,
69 ch’amor di nostra vita dipartille.
70 Poscia ch’io ebbi il mio dottore udito
71 nomar le donne antiche e ’ cavalieri,
72 pietà mi giunse, e fu’ quasi smarrito.
73 I’ cominciai: «Poeta, volontieri
74 parlerei a quei due che ’nsieme vanno,
75 e paion sì al vento esser leggeri».
76 Ed elli a me: «Vedrai quando saranno
77 più presso a noi: e tu allor li priega
78 per quello amor che i mena, ed e’ verranno».
79 Sì tosto come il vento a noi li piega,
80 mov’i’ la boce: «O anime affannate!
81 venite a noi parlar, s’altri nol niega!».
82 Quali colombe dal disio chiamate,
83 con l’ali alzate e ferme al dolce nido
84 vegnon per l’aere, dal voler portate
85 cotali uscir della schiera ov’è Dido,
86 a noi venendo per l’aere maligno:
87 sì forte fu l’affettuoso grido.
88 «O animal grazioso e benigno
89 che visitando vai per l’aere perso
90 noi che tignemmo il mondo di sanguigno,
91 se fosse amico il Re dell’universo
92 noi pregheremmo lui della tua pace,
93 poi c’hai pietà del nostro mal perverso.
94 Di quel che udire e che parlar vi piace
95 noi udiremo e parleremo a voi,
96 mentre che ’l vento, come fa, ci tace.
97 Siede la terra dove nata fui
98 su la marina dove ’l Po discende
99 per aver pace co’ seguaci sui.
100 Amor, ch’al cor gentil ratto s’apprende,
101 prese costui della bella persona
102 che mi fu tolta; e ’l modo ancor m’offende.
103 Amor, ch’a nullo amato amar perdona,
104 mi prese del costui piacer sì forte,
105 che, come vedi, ancor non m’abbandona.
106 Amor condusse noi ad una morte;
107 Cain attende chi a vita ci spense».
108 Queste parole da lor ci fuor porte.
109 Quand’io intesi quell’anime offense,
110 china’ il viso e tanto il tenni basso
111 fin che ’l poeta mi disse: «Che pense?»
112 Quando rispuosi cominciai: «Oh lasso,
113 quanti dolci pensier, quanto disio
114 menò costoro al doloroso passo!»
115 Poi mi rivolsi a loro e parla’ io.
116 E cominciai: «Francesca, i tuoi martìri
117 a lacrimar mi fanno tristo e pio.
118 Ma dimmi: al tempo d’i dolci sospiri,
119 a che e come concedette Amore
120 che conosceste i dubbiosi disiri?»
121 E quella a me: «Nessun maggior dolore
122 che ricordarsi del tempo felice
123 nella miseria: e ciò sa ’l tuo dottore.
124 Ma s’a conoscer la prima radice
125 del nostro amor tu hai cotanto affetto,
126 dirò come colui che piange e dice.
127 Noi leggiavamo un giorno, per diletto,
128 di Lancialotto come amor lo strinse;
129 soli eravamo e sanza alcun sospetto.
130 Per più fiate li occhi ci sospinse
131 quella lettura, e scolorocci il viso:
132 ma solo un punto fu quel che ci vinse.
133 Quando leggemmo il disiato riso
134 esser basciato da cotanto amante,
135 questi, che mai da me non fia diviso,
136 la bocca mi basciò tutto tremante.
137 Galeotto fu il libro e chi lo scrisse:
138 quel giorno più non vi leggemmo avante».
139 Mentre che l’uno spirto questo disse,
140 l’altro piangea: sì che di pietade
141 io venni men, così com’io morisse,
142 E caddi come corpo morto cade.